Mariana è una dei co-fondatori di SPEAK, startup sociale che connette migranti e rifugiati con la gente del posto attraverso un programma di scambio culturale e linguistico. Dopo essersi specializzata in guide all’investimento in paesi in via di sviluppo, facendo esperienze in ben 4 continenti, Mariana ha deciso di fare qualcosa per contribuire a cambiare il mondo; Quindi ha fatto ritorno in Portogallo dove si è unita alla ES Social Business School, dove si è occupata di strategie incentrate sulla sostenibilità per le aziende. Mariana è inoltre dottoranda presso The Lisbon MBA.
SPEAK offre un servizio grazie al quale chiunque può imparare una nuova lingua e, allo stesso tempo, incontrare persone e fare nuove amicizie. Nel 2015, infatti, ben 244 milioni di persone si trovavano a vivere fuori del loro paese d’origine. I migranti, siano essi rifugiati, expat, studenti o lavoratori si trovano a dover affrontare molte sfide non appena arrivano in un nuovo paese: non essere in grado di parlare la lingua, essere giudicati per il colore della propria pelle, la razza o la religione e non avere una rete di contatti in grado di fornire sostegno. Questi problemi portano all’esclusione sociale di queste persone e al mancato inserimento nelle comunità che non sono coese e non accettano la diversità. SPEAK punta a risolvere alcuni di questi problemi, facilitando al contempo il processo d’integrazione, di scambio di conoscenze e di arricchimento personale.
Emanuela è un architetto e un pianificatore urbano. Dal 2008, quando si è laureata in architettura presso il Politecnico di Torino, ha iniziato a specializzarsi in pratiche urban collaborative. Ha proseguito la sua ricerca durante il dottorato al Politecnico di Milano, dove ha potuto approfondire il rapporto tra iniziative civiche e processi decisionali di natura pubblica grazie anche all’esperienza come visiting student presso la Harvard Graduate School of Design e la Kennedy School of Government. Nel 2013, insieme con Elena Carmagnani, ha fondato OrtiAlti, un progetto di innovazione sociale volto a rigenerare la città attraverso la creazione di orti e giardini sui tetti degli edifici. Nel 2015 ha vinto il premio Women for Expo e nel 2016 ha completato il primo progetto pilota di OrtiAlti. Oggi è docente di progettazione urbanistica al Politecnico di Torino.
OrtiAlti nasce come sperimentazione diretta di riqualificazione urbana mirata alla realizzazione di orti pensili di comunità come dispositivi di rigenerazione fisica, ambientale e sociale della città. L’ortoalto ha una duplice natura: da un lato è una soluzione fisica per il riuso e la valorizzazione delle aree urbane, che integra natura e architettura; dall’altro è un modello di azione collaborativa, volto a generare cambiamento nella gestione delle risorse urbane in un’ottica di innovazione sociale. Nel 2016 OrtiAlti realizza a Torino il primo orto pensile di comunità della città: Ortoalto Le Fonderie Ozanam. Si tratta di un orto pensile di 300 mq a servizio dei cittadini: un intervento fisico e ambientale che si intreccia in modo indissolubile con il tema dell’inclusione sociale. Il progetto pilota ha rappresentato inoltre l’occasione per innescare una riflessione sugli strumenti regolativi locali, anche a livello municipale, a favore di una concezione più sostenibile e collaborativa di sviluppo urbano.
Marco è architetto ed artigiano del legno. Dedica la sua vita professionale alla pratica della sostenibilità attraverso progetti, cantieri ed attività formative all’interno di Studiodeda, un network multidisciplinare di professionisti e di artigiani. Nel 2012 decide di cominciare a costruire in prima persona ciò che progetta; in legno e materiali naturali. L’attenzione si sposta dal cantiere convenzionale ai cantieri partecipati. Coordina cantieri in diverse parti d’Italia ed all’estero: Sicilia, Milano, Germania, Francia, Olanda e Spagna sperimentando il passaggio dal “learning by doing” al “design by doing”. Insieme all’associazione catalana LEMUR sta mettendo a punto una metodologia per riportare i bambini al centro dei processi di rigenerazione, delle scuole e degli spazi urbani.
Recuperare la capacità di abitare, di (ri)costruire materialmente il proprio spazio vitale, lo spazio in cui esprimersi, in cui vivere le relazioni. A partire dai bambini. A partire dalla trasformazione degli spazi dell’apprendimento, dai cortili scolastici. Attraverso un processo “analogico”, inclusivo e collettivo, in cui tutta la comunità educa, compreso il quartiere con i suoi abitanti. La scuola come spazio pubblico, poroso e aperto alla città. La proposta consiste in un percorso-processo organizzato in fasi consecutive inter-relazionate, secondo il principio del learning by doing, utilizzando la metodologia del disegno partecipato, la coscienza corporale e l’educazione viva. Comincia esplorando la sensorialità degli spazi educativi, come condizione necessaria per il benessere integrale dei bambini e degli adulti che li accompagnano. Lo strumento è l’attivazione e la pratica della coscienza corporale, attraverso il gioco. Il corpo viene rimesso al centro di un processo di lettura, progetto, costruzione, abitare e visione riconoscendone il valore come fonte d’informazione e intelligenza, strumento di esperienza per prendere coscienza delle proprie necessità e dell’influenza delle caratteristiche dell’intorno, delle sue criticità e potenzialità. Il progetto, la costruzione e l’abitare restituite alla loro dimensione collettiva constribuiscono a rafforzare i vincoli mutui, il senso di comunità e l’identità del luogo.
Giacomo è un imprenditore sociale e un artista. Nel 2009 è stato selezionato dal Programma Volontari delle Nazioni Unite e si è spostato in Egitto, un posto che è diventato per lui, nel corso degli anni, come una seconda casa. Gli eventi del 2011 con la nascita della Primavera Araba hanno ispirato Giacomo e lo hanno convinto a dedicarsi alla valorizzazione della comunità di creativi. Nel 2013 fonda quindi AlQomrah con l’idea di sviluppare il talento creativo e mettere a frutto il capitale umano degli artisti visuali egiziani. Giacomo crede che è possibile rompere le barriere sostenendo produzioni creative che puntino a preservare la diversità, a stimolare il pensiero critico e a colmare le differenze tra popoli e culture.
Giovani imprenditori, artisti e creativi (nel senso più ampio del termine) hanno tutti qualcosa in comune. Insieme condividono la passione nei confronti delle innovazioni e la voglia di produrre sempre lavori di alta qualità. Gli artisti, in particolare, sono tra le persone che lavorano più duramente e, al contempo, hanno la capacità di lasciarsi ispirare dalla società. Essi sono fedeli agli ideali di bellezza e perseveranza, il che li rende un vero e proprio motore del pensiero innovatore in grado di ridefinire gli stili, aprire gli orizzonti e riunire le persone attorno a principi e aspirazioni. Ma l’arte ha davvero il potere di cambiare la vita delle persone? Come può una comunità crescere e svilupparsi attraverso pratiche artistiche? Perché dovremmo pensare all’arte come strumento per un cambiamento sociale?
Luigi è laureato in sociologia e specializzato in relazioni internazionali e politiche di cooperazione. Nel 2012, insieme con la sorella Sara e lo zio Gianni, ha deciso di intervenire per affrontare i problemi che riguardano la propria comunità locale. Nel 2014 hanno dato vita al progetto Samex, un sistema di moneta locale che oggi conta più di 600 membri, transazioni per oltre 4 milioni di Euro e più di 7.000 operazioni. Samex è stato in grado di creare un capitale relazionale incredibile e, a partire da esso, sono stati sviluppati due nuovi progetti d’innovazione sociale: CivES, un sistema di economia civica, e WelfareInSamex, un modello di welfare civico. Luigi crede fortemente nello scambio di buone pratiche d’innovazione sociale tra le comunità locali.
CivES ha l’obiettivo di creare le condizioni metodologiche, sociali, strumentali e procedurali, affinché i tre pilastri del nuovo modello di welfare civile (istituzioni, business community, terzo settore) possano interagire efficacemente per perseguire cinque obiettivi: 1. promuovere sul territorio uno sviluppo economico collaborativo, inclusivo, solidale e socialmente sostenibile attraverso la creazione o il potenziamento di network di imprese civic oriented; 2. stimolare i cittadini verso un consumo di prossimità civicamente responsabile in grado di generare uno sviluppo economico socialmente sostenibile e una maggiore coesione sociale; 3. stimolare e coinvolgere la business community nell’attività di co-creazione di un nuovo modello di welfare civile; 4. progettare ed implementare sistemi innovativi di reperimento delle risorse finanziarie necessarie per costruire e sostenere un sistema di welfare civile anche attraverso l’utilizzo di piattaforme di civic crowdfunding; 5. assistere le associazioni no-profit nella loro attività di crescita, di presidio del territorio e di integrazione con gli altri pilastri del welfare civile.
Sara ha una laurea triennale in filosofia e una laurea specialistica in sviluppo economico. L’attività sul campo svolta a Barcellona e Rio de Janeiro ha orientato il suo cammino accademico e professionale nella lotta alla povertà urbana e alla segregazione socio-politca attraverso la pianificazione inclusiva, il monitoraggio delle politiche urbane e il coinvolgimento delle comunità. Ha approfondito i propri studi a Bruxelles, dove ha appreso la metodologia dell’evidence-based urban policy-making, e a Rio de Janeiro, dove ha collaborato con la Stanford University sulla valutaione dell’impatto della Agencia de Redes para a Juventude, un’innovativa organizzazione che lavora con in giovani che vivono nelle baraccopoli. A settembre inizerà un master in urbanistica e sviluppo presso la London School of Economics.
Obiettivo della proposta è combattere povertà e disoccupazione giovanile, promuovendo l´integrazione dei giovani immigrati nella realtà locale e la rigenerazione urbana. Ispirata all’esperienza dell’Agencia de Redes para a Juventude di Rio de Janeiro, l’idea prevede la creazione di un programma di formazione e stimolo all’imprenditorialità sociale giovanile, da realizzare con giovani locali e immigrati residenti in quartieri degradati. I partecipanti vengono accompagnati nella creazione di progetti basati sui loro interessi e abilità, e capaci al tempo stesso di generare un profitto e di rispondere alle esigenze del quartiere in questione. Lo stimolo al dialogo multiculturale e all’apprendimento reciproco tra i giovani locali e immigrati e l’incentivo a creare gruppi etnicamente misti favoriscono l’emergere di proposte innovative, che si beneficino della varietà di punti di vista ed esperienze dei partecipanti e promuovano lo sviluppo urbano, economico e culturale. Una volta strutturate le proposte, una commissione esterna valuta le migliori, la cui esecuzione avviene attraverso un sistema di microcredito e sotto la supervisione di tutor. Tali proposte vengono inoltre inserite in una piattaforma digitale, finalizzata a dare visibilità alle nascenti imprese sociali e a fungere da intermediario con chi voglia contribuire come volontario, consulente tecnico o attraverso finanziamento privato.
Iris è una consulente e coordinatrice di numerosi progetti internazionali presso Arcadis. È specializzata in gestione delle risorse idriche e sviluppo su scala urbana. In qualità di rappresentante del programma Shelter – sviluppato da UN-Habitat in partnership con Arcadis – cura ogni anno l’organizzazione di numerosi seminari e workshop in tutto il mondo focalizzati sulla sostenibilità urbana. Laureata in relazioni internazionali presso le Università di Oxford e di Amsterdam, Iris connette le persone, gli amministratori e gli stakeholder per combinare diversi interessi al fine di trovare soluzioni urbani sostenibili.
In molti luoghi del mondo, l’acqua è l’elemento che più di tutti contribuisce a fornire l’identità delle città. In quest’ottica, uno degli aspetti chiave è rappresentato dalla capacità di riuscire a combinare un design urbano attraente con la funzionalità dello stesso, basti pensare ai sistemi di deflusso delle acque o nelle reti di approvvigionamento idrico. Attraverso una serie di esempi, quali il waterfront della città di New York o i progetti di protezione contro le inondazioni realizzati nei Paesi Bassi, verranno approfonditi gli aspetti più interessante della progettazione sostenibile urbana in ambito idrico.
Amit è la direttrice di The Library, il co-working pubblico per l’innovazione urbana della città di Tel Aviv. Ha conseguito una laurea in in scienze politiche, con specializzazione in economia e filosofia, presso l’Università di Tel Aviv. Prima di ciò Amit è stata la coordinatrice dell’ufficio di cittadinanza attiva e innovazione sociale del Comune israeliano nonché una tra i fondatori di MAOZ, organizzazione no profit specializzata nella formazione di senior manager e dirigenti nel settore pubblico israeliano. Amit è anche membro del consiglio dell’organizzazione IAF Alumni.
Considerata tra le città più innovative nel panorama mondiale, Tel Aviv è al centro della scena globale delle startup. Grazie alle sue risorse, ai suoi talenti e all’alto tasso di venture capital per abitante, Tel Aviv è il posto ideale per immaginare e sviluppare grandi progetti. Nel 2011, ben prima del successo globale dei modelli di coworking come WeWork o Impact Hub, il Comune avvia The Library, uno spazio condiviso per la comunità local di startupper e innovatori ospitato all’interno degli spazi di una vecchia biblioteca pubblica. The Library offre uno spazio di co-working e molteplici servizi dedicati a startup aziende tecnologiche. Le presentazione di Amit si concentrerà su come l’idea di The Library è nata, sul suo modello di funzionamento e sulla nuova piattaforma creata dalla municipalità per supportare l’ecosistema locale.
Angelica è un architetto e un agricoltore. Laureata in architettura nel 2013 all’Università di Palermo, oggi svolge la sua professione presso lo Studio Agnello & Associati e, da qualche anno, anche quella di imprenditore agricolo a Menfi dove è proprietaria di una piccola azienda agricola. Nel 2015 ha fondato, insieme a gruppo di amici, la cooperativa sociale Orto Capovolto, di cui è attualmente la direttrice, con l’obiettivo di trasformare la città attraverso l’AgriCultura urbana.
La Palermo del futuro è una città che fa dell’”orto diffuso” un’occasione di sostenibilità economica, sociale e ambientale: una “città commestibile” dove il ciclo dei rifiuti riveste un ruolo chiave per innescare buone pratiche e processi di cittadinanza attiva volti al miglioramento della qualità della vita. L’idea, quindi, è di cambiare il volto di Palermo coltivandola e mettendo gli abitanti nella condizione di farlo in qualsiasi luogo (dai balconi ai tetti dei palazzi, dalle terre abbandonate ai tracciati ferroviari in disuso, fino alle fabbriche dismesse e occupate): così da raggiungere, nel corso dei decenni, una sempre maggiore autosufficienza alimentare e di avere anche la possibilità di creare delle aree di compostaggio di comunità, oltre a un impianto di compostaggio comunale che attivi un utile circolo virtuoso. Questi ultimi, infatti, permettono non solo di riutilizzare gli scarti derivanti dai prodotti alimentari e dalle potature (evitando sprechi), ma anche di diminuire i rifiuti da smaltire e di produrre energia elettrica. Il progetto, perciò, al di là un regolamento sugli orti in città, prevede: da una parte, la realizzazione di un impianto di compostaggio comunale che, mediante la raccolta differenziata, dia modo di creare un prodotto certificato e brandizzato da vendere in Sicilia, promuovendo azioni di marketing territoriale; dall’altra, la messa in opera di luoghi di compostaggio di comunità, che inneschino sistemi di defiscalizzazione e premialità per i cittadini che partecipano attivamente al processo.
Laureata in relazioni internazionali e scienze della comunicazione, Stefania ha vissuto sempre tra l’Italia e la Germania. Dopo una serie di stage in redazioni giornalistiche e nella programmazione culturale in fondazione, è approdata in una piccola azienda dell’agroalimentare dove si è occupata di marketing e comunicazione.
Bycircle è una rete di bikesharing offerta da aziende private che usano le bici come cartelloni pubblicitari (con bici personalizzate per ogni sponsor). Le biciclette del circuito bycircle sono completamente libere e gratis. Non sono legate attraverso un lucchetto e nemmeno legate a un’isola-parcheggio ma situate un po’ ovunque. Chi le utilizza non le deve riportare al punto iniziale e tantomeno deve registrarsi (non occorre possedere una carta di credito ). Sono però dotate di GPS e di un sistema di allarme che scatta quando dal monitoraggio si evince che le bici non si trovano più su strada. Questo sistema permette di abolire tutte le barriere all’entrata e contiene eventuali furti. Cambiare i comportamenti degli individui che si spostano è il cuore delle politiche di mobilità sostenibile. Diversi studi sottolineano che una volta diventati utenti di un sistema di condivisione dei mezzi si è in futuro più propensi a questo tipo di mobilità. L’obiettivo è quello di incoraggiare le aziende private a fare del loro investimento pubblicitario un servizio offerto alla comunità. Bycircle non si limita ad offrire visibilità ai propri clienti attraverso le bici ma progetta eventi e interventi mirati per sostenere la condivisione e la sostenibilità ambientale.
Abdulrahman è co-fondatore e amministratore di Axeer Studio, casa di produzione che punta sui film-maker indipendenti e li supporta nella creazione di contenuti multimediali che affrontano problematiche di natura sociale. Axeer Studio ha rappresentato un cambiamento di paradigma nella sua vita, è stata infatti la convinzione sull’importante ruolo che rivestono i mezzi di informazione che lo ha convinto a rinunciare a una carriera nel campo dell’ingegneria dei materiali per entrare nell’industria creativa multimediale. Nel 2016, dopo 3 anni di esperienza nell’ambito della comunicazione visuale, Abdul e i suoi soci hanno fondato una società controllata da Axeer e denominata Giraffics. Giraffics produce video animati in grado di presentare dati e informazioni in maniera efficace e originale.
I media sono senza dubbio strumenti estremamente potente, in grado di influenzare se non di cambiare la società, rafforzandola o indebolendola a seconda di come vengono utilizzati. Essi possono diffondere amore, così come odio. Così come in Egitto la società ha negli ultimi anni profondamente influenzato la musica e media, allo stesso modo i mezzi di comunicazione e la musica hanno contribuito non poco a plasmare una società migliore e a immaginare un futuro migliore per il paese. Come si può offrire supporto a musicisti e registi affinché creino un buon contenuto, un contenuto che accresca la consapevolezza delle persone, che metta in evidenza problemi di natura sociali e arricchisca allo stesso tempo la comunità?
Architetto libero professionista, Massimiliano ha trovato nei temi dell’abitare sociale il focus del proprio percorso professionale e culturale che, partendo della pura composizione architettonica, è oggi approdato alla sostenibilità economica dei processi, grazie allo sviluppo degli strumenti finanziari dei fondi immobiliari, ma soprattutto alla sostenibilità sociale attraverso la sperimentazione di soluzioni innovative sul tema dell’abitare e dei processi di aggregazione territoriale delle comunità. Le competenze trasversali gli permettono di coordinare gruppi di lavoro per interventi complessi che riguardano lo sviluppo territoriale di numerosi centri minori italiani e la valorizzazione delle comunità locali e del loro patrimonio immobiliare, sociale e culturale.
Organizzare i territori partendo dai suoi abitanti. È questo il vero senso dell’azione di rigenerazione delle città contemporanee nelle quali i residenti sono i protagonisti del proprio stile di vita e dello sviluppo locale. Rigenerare partendo non tanto la parte fisica delle città, i fabbricati e le infrastrutture, quanto da quella intangibile delle relazioni tra i residenti, le comunità di abitanti, chiamati a fare impresa in forma cooperativa sul proprio territorio. L’Agenzia per l’Abitare è lo strumento che trasforma, nei quartieri delle grandi città come nei centri minori, i residenti da fruitori ad attori, da utenti a imprenditori, in un ribaltamento virtuoso dei ruoli.
Dopo essersi laureato in marketing strategico ed interno, Sandro ha conseguito un master in direzione e formazione del personale e uno in digital marketing. Ha maturato una significativa esperienza professionale nell’ambito del marketing e della comunicazione a livello nazionale e internazionale in diversi settori: finance, luxury, food &beverage e ICT. Nel 2010 insieme a due cari amici, Elisa ed Emanuele, ha fondato Mostrami, un grande collettivo di giovani artisti volto alla promozione della giovane arte contemporanea come fattore di promozione sociale e culturale. Da pochissimo ha lanciato anche Sicily & Sicilians, un portale dedicato alla valorizzazione delle eccellenze siciliane attraverso la valorizzazione della giovane arte contemporanea; a metà maggio si terrà a Palermo l’evento di lancio del progetto.
Made of Palermo è un progetto artistico-culturale volto a promuovere le eccellenze palermitane grazie alla diffusione e valorizzazione dell’operato di giovani artisti palermitani (fotografi e videomaker in particolar modo, ma anche street artist, performer, pittori e scultori). Consta di 3 elementi: 1. un blog/portale in italiano e inglese che ospiti il più grande collettivo di giovani artisti palermitani, che valorizzi (gratuitamente) il loro talento e promuova al tempo stesso le eccellenze della nostra città attraverso le loro opere non solo presenti nella nostra regione ma soprattutto “oltre lo Stretto”; 2, una grande Mostra-evento annuale che sia tanto di attrazione turistica, tanto di interesse per la cittadinanza, che mostri quanto di meglio ospitato sulla piattaforma web e che preveda la realizzazione di diverse performance artistiche collettive; 3. dei workshop/talk/corsi di formazione e divulgazione delle principali competenze di project management e autoimprenditorialità che approfondisca e divulghi le migliori best practice per l’avvio di altre iniziative di promozione del territoriale che poi possano proseguire e potenziare l’attività di comunicazione e attrazione per la nostra città.
Richard è un mentore di fama internazionale, che supporta imprenditori sociali aiutandoli a far crescere e sviluppare i loro progetti in luoghi difficili. Nel 2011 ha fondato Katarsis Ventures con l’obiettivo di diventare il portatore di cambiamento tra coloro che mirano a portare a loro volta il cambiamento in contesti marginali. Con la sua società a progressivamente dimostrato che è possibile alimentare l’innovazione, abilitare le imprese e convogliare investimenti anche nei posti meno ricchi del nostro pianeta. Richard è inoltre tra i membri della Advisory Board di PUSH.
Ha studiato pianoforte presso il conservatorio Claudio Monteverdi di Bolzano, a Vienna e al conservatorio Tchaikovsky di Mosca. Per diversi anni ha svolto un’intensa attività concertistica, interrotta nel 2001 quando ha deciso dedicarsi integralmente all’ambito direzione artistica e delle produzioni TV. Peter Paul è stato direttore del festival di musica contemporanea KLANGSPUREN (dal 2001 al 2012), fondatore e direttore artistico del TRANSART FESTIVAL, direttore artistico della Concorso Pianistico Internazionale Ferruccio Busoni e vicedirettore della Fondazione MANIFESTA. Come presidente della piccola società di produzione televisiva Mediaart production coop è responsabile di diversi documentari d’arte e di musica. È inoltre responsabile per lo sviluppo di diversi progetti di arte e comunicazione su larga scala.
Manifesta si propone di reinventare costantemente il proprio modello di mostra attraverso il suo format nomade. Manifesta 11 a Zurigo si è sviluppato a partire da joint-venture con progetti artistici partecipativi, mentre Manifesta 12 si concentrerà sui centri urbani meridionali dell’Europa e le questioni relative alla migrazione e ai cambiamenti climatici. Peter Paul ha iniziato come responsabile di produzione nel 2008 per Manifesta 7 ed è stato vicedirettore di Manifesta dal 2014. Il suo intervento si concentrerà sul ruolo che la gestione interculturale svolge nell’avvio di una Biennale in una nuova città ospitante. Egli ripercorrerà il processo di start-up e sviluppo con particolare attenzione al possibile impatto per l’ambiente urbano relativo a Manifesta 11 e 12 Manifesta.
Tobias Kettner, professionista esperto in Scienza Politica, è responsabile dell’ufficio Outreach e Liaison di UN-Habitat presso Bruxelles. Lavora attualmente sul follow-up e sulla diffusione della New Urban Agenda, la visione globale sull’urbanizzazione adottata con Habitat III, conferenza delle Nazioni Unite sui temi dell’abitare e dello sviluppo urbano sostenibile. In precedenza si è occupato della comunicazione online di UN-Habitat presso la sede di Nairobi in Kenya.
Daniela nasce a Milano e cresce tra il capoluogo meneghino, Parigi e New York, specializzandosi in international business e public health. Tornata in Europa inizia a lavorare nel mondo della pubblicità, seguendo come producer importanti campagne internazionali (Ford, Coca Cola, Barilla, Enel) e, a soli 29 anni, diventa socia di una delle più importanti case di produzione italiane. Nel 2001 decide di mettersi in proprio e fonda hfilms, casa di produzione specializzata in pubblicità, documentari e progetti di comunicazione integrata. Poco dopo nasce H+, la prima agenzia a occuparsi unicamente di strategie culturali e di collaborazione tra pubblico e privato.
BASE Milano è un nuovo spazio di 12.000 mq quadrati dedicato all’innovazione e alla contaminazione culturale: al suo interno ospita co-working, mostre temporanee, eventi e dibattiti. BASE è anche un community hub dedicato alla creatività il cui obiettivo è quello di promuovere e coltivare le relazioni tra cultura e business, futuro e vita quotidiana; tra democrazia, benessere e conoscenza economica; tra innovazione sociale e sviluppo. Questo progetto ha dimostrato come una ridefinizione culturale possa diventare un catalizzatore del cambiamento e possa incoraggiare la crescita di una società capace di offrire risposte attuali a vecchie e nuove domande. L’intervento sarà incentrato su come il patrimonio cittadino possa essere trasformato in una opportunità grazie alla combinazione di tre fattori principali: la definizione di nuovi formati di produzione culturale e consumo; una relazione virtuosa tra pubblico e privato; una intersezione vincente tra processi top-down e bottom-up.
Ignazio è professore associato in pianificazione urbana presso l’Università di Palermo. Ricercatore e consulente, è specializzato in politiche urbane, sviluppo locale e pianificazione strategica. Ha all’attivo oltre 110 pubblicazioni tra articoli scientifici, libri e contributi vari. È inoltre membro del consiglio di amministrazione della European Urban Research Association.
Nell’ultimo decennio, molti stakeholder nazionali e internazionali hanno sostenuto la necessità di creare una nuova agenda urbana. Questa lista include autorità sovranazionali governative, quali le Nazione Unite e la Comunità Europea, fondazioni culturali, think tank internazionali, ma anche multinazionali con specifici interessi economici di natura urbana. Tutti questi sforzi hanno in comune il riconoscimento della città come epicentro dello sviluppo globale e la visione di questo secolo come di una nuova era urbana. Con questo processo sullo sfondo, l’intervento punta a mettere in discussione se queste diverse agende siano in grado di soddisfare l’irriducibile diversità delle città, a quale tipo di città occorre riferirsi per comprendere a pieno il cambiamento urbano in atto e quale potrebbe essere il ruolo delle politiche pubbliche nel soddisfare le esigenze dei cittadini.